Al Cim¹⁹ accolti fummo da raffinate gesta musicali²⁰ tra le quali si mise in rilievo la colonna sonora del Re Leone.

Ed ecco Daniele con sguardo fisso e vacuo non distogliere l’attenzione dalla ritmata visione. E’l duca a lui: «Baffo, non ci sbavare, volgi lo sguardo a destra e a manca, ma non dritto ammirare».

Saliti che fummo su eterne rampe di scale presentare dovemmo le nostre considerazioni.²¹ Il vano fu notevolmente meno vano dopo il lavoro di fissaggio di cartacei pannelli sui lindi vetri da parte del capospedizione il dottor Achille Pallotto.

Il nostro powerpoint risultò posticipato dalle nostre continue richieste alimentari che placate furono dalla minaccia d’assunzione di intrugli infernali²² da noi creati.

Baffo si dilettava tra floppy e CD volgendosi di qua e di là come un leprotto per zompettare.

E come gioielli esposti in vetrina, similemente venimmo mostrati all’intera scuola attraverso l’imponenti finestroni.

Seduti che fummo sulle ruvide scalinate nell’intento di riposare le nostre stanche membra venimmo assaliti da un’orda incontrollabile di sfegatate fans che avanzavano proposte di foto autografate e strette di mano per provare l’ebbrezza del contatto con l’uomo italiano.

Anche oggi in quel di Terrassa non siamo riusciti a scroccare un pranzo così definibile, costretti a beccolare affettati e miscele eterogenee non completamente commestibili.

Andando a zonzo come zigzaganti zanzare per le già note strade del luogo, oltre ai sublimi cocci apparve ai nostri occhi l’esperienza visionaria di un mandolino ben architettato e sinuosamente ondeggiante nei zampanti jeans²³.

A polenta²⁴ ritornati in doccia ci precipitammo, ma con nostro disprezzo scoprimmo nell’acqua miasmi calciferi²⁵; riuscimmo tuttavia a depurarci ma, venuto il momento di pettinarci, i capelli erano in completa anarchia, probabilmente contaminati dagli ideali di indipendenza catalani.

Lindi, puliti e stirati ci apprestammo a soddisfare le nostre esigenze gastrointestinali e, dopo 18 ore passate in un negozio new-age²⁶ a comprare bombe all’olio di lavanda, ci avviammo verso il ristorante, ma per il capomissione la retta via era smarrita²⁷. Ah quanto a dir qual era e cosa dura, scoprir che’l nostro duca già in loco presente era, che al sol pensier è rinnovo dell’accusa²⁸: «Cicci, io è mezz’ora e più che v’attendo: mi fate far brutta figura!».

Dopo le sacre parole della mirabile guida prendemmo posto nel locale al tavolo alemanno.
Dopo appena un mezzo bicchier d’acqua di Bacco, le studenti assunsero comportamenti quantomeno stravaganti²⁹. In breve tempo fummo costretti a preoccuparci delle future vite di queste pulzelle, istituendo ex-novo il girone degli ubriachi.

Sistemato che fu anche questo arcano problema le quattro donzelle, per ringraziamento a grazia ricevuta, avanzarono a noi poveri viaggiatori indecenti quanto moralmente opinabili proposte³⁰ che ricevettero un adeguato rifiuto.

Ci arrivò una pappina tale che cademmo come l’uom che sonno piglian.